In odontoiatria è possibile utilizzare varie tecniche radiologiche che vanno dalla radiografia dei singoli denti alla tomografia tridimensionale dell’intero terzo inferiore del viso: mascella, mandibola ed elementi dentali.
QUANDO E PERCHÉ SI FA RICORSO ALLE RADIOGRAFIE DENTALI
Nella fase di diagnosi, le radiografie vengono in aiuto del dentista perché sono molto utili a svelare problemi come carie nascoste, problematiche ossee (fratture causate da traumi, per esempio), parodontite (o “piorrea”), lesioni radicolari dei denti, problemi relativi a vecchie cure canalari, infezioni dovute alle morte della polpa, eventuali tumori, cisti o ascessi.
Vengono, inoltre, utilizzate nella preparazione e nell’esecuzione del corretto posizionamento di un impianto, nei trattamenti ortodontici e protesici.
Nei bambini sono molto utili per il controllo dello sviluppo dei denti, nella verifica dei corretti rapporti tra elementi dentari e mascellari e nella diagnosi di un’eventuale inclusione dentale (denti non spuntati e che permangono all’interno della compagine ossea).
FANNO MALE?
Partendo dall’assunto che una radiografia si esegue solo in caso di reale bisogno, alla luce di recenti studi si può affermare che la quantità di radiazioni impiegate per una radiografia dentale è così esigua che questa non causa alcun danno sensibile al paziente.
Oggi, inoltre, la tecnologia digitale non solo permette una migliore resa d’immagine (facilitando il riconoscimento delle strutture e di qualunque segno patologico) ma sottopone il paziente a una dose radiante estremamente ridotta rispetto ai macchinari di vecchia concezione.
In caso di donne in gravidanza, le radiografie devono essere eseguite solo in situazioni di provata emergenza (verifica di fratture ossee o di fenomeni ascessuali che potrebbero compromettere la respirazione, andando a comprimere la glottide). In qualunque altra situazione non saranno assolutamente eseguite radiografie perché si andrebbe ad esporre, per quanto poco, il futuro bambino a radiazioni nocive.