Parliamo dalla definizione scientifica: “disestesia”. È un sostantivo che deriva dal greco “dis” (anormale) ed “aesthesis” (sensazione): “sensazione anomala”. Chi, dopo un trattamento dentale, soffre di una disestesia avverte la persistenza di un fastidio simile a quello provato prima della cura o dell’estrazione del dente, quando in realtà non vi sono segni di patologia residua.
Un disturbo “fantasma”
- J. Marbach parlò per la prima volta di questo disturbo nel 1976, definendolo “la percezione da parte del paziente di un fastidio/dolore dentale non meglio definito anche quando il dentista non evidenzia alcuna irregolarità…”. Fu proprio Marbach che a questa disestesia diede il nome di “phantom tooth pain” (“sindrome del dente fantasma”), usato ancora oggi.
IL DISTURBO
Può accadere di avvertire una sorta di formicolìo (sintomo classico della disestesia) o un vero e proprio dolore (simile a quello provato prima della cura) che però non corrisponde ad alterazioni fisiche rilevabili correlate ad un’errata riabilitazione occlusale, a sofferenza della polpa dentale, a problemi parodontali, a persistenza di lesioni cariose o lesioni nervose. Il dolore che si manifesta è continuo ma di lieve intensità. Questo provoca un notevole disagio nel paziente, che di solito si rivolge al dentista per trovarne la causa.
Sorge quasi sempre dopo cure odontoiatriche di tipo conservativo, protesico o chirurgico: il paziente percepisce una forte relazione tra il disturbo e le cure appena concluse, arrivando a concludere che il persistere del problema sia dovuto a cure eseguite in modo errato o incompleto.
CAUSE E LINEE GUIDA DA SEGUIRE
Le cause di questa “ disestesia “ non sono ancora completamente note:
- Circa il 95% è dato da un fattore psicologico del paziente. Infatti dopo poco tempo la situazione sembra risolversi spontaneamente, sintomo che porta ancora di più a pensare che non ci siano cause anatomiche definite.
- Un’altra teoria ipotizza che in un 5% dei casi, in seguito a cure dentali quali estrazioni o devitalizzazioni, vi sia uno “ sfrangiamento “ delle fibrille nervose terminali e che la guarigione delle stesse porti alla creazione di questo stimolo (la disestesia) che comunque tenderà a risolversi spontaneamente in breve tempo.
Qualora il disturbo si verificasse, il rimedio non consiste in un reintervento da parte dell’odontoiatra ma semplicemente nel monitorare la situazione ed attendere la fisiologica risoluzione della stessa.